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Sano patriottismo

La crisi che stiamo vivendo evidenzia innanzi tutto la mancanza di spina dorsale dei politici europei che hanno lasciato che il “problema Grecia” si ingigantisse a dismisura. Ma, tant’è: in ogni caso una svolta ci dovrà pur essere, e se tra qualche anno l’euro esisterà ancora, sarà per forza di cose una moneta forte all’interno di un apparato istituzionale ben organizzato. Ma la partita bisogna giocarla adesso, e con fermezza.

Fino a un certo punto, il comportamento della Germania è condivisibile: i tedeschi non vogliono pagare il debito di altri paesi che in questi anni hanno scialacquato o, peggio, barato. La Merkel fa quello che conviene di più al suo paese, con una serie di misure che probabilmente adotteremmo anche noi se ci trovassimo nella situazione della Germania.

Su due le questioni, però, non sono d’accordo.

La prima si chiama Grecia. All’inizio, la Merkel sembrava decisa a far uscire la Grecia dall’Euro. Ora invece sembra aver cambiato idea. Però, tenere la Grecia nell’euro è il peggiore segnale che si possa dare. Significa che non si ha nulla da perdere a non pagare i debiti, e che si può barare sui conti senza conseguenze. Non mi meraviglierei, allora, che dopo la Grecia anche la Spagna, il Portogallo e l’Italia decidessero di non pagare i loro debiti.

In realtà, se la Grecia rimarrà nell’euro, saranno alte le probabilità di un fallimento della moneta unica, non oggi ma tra qualche anno. Ecco perché credo che l’UE abbia nel cassetto il piano B, che poi è la migliore soluzione alla crisi… l’uscita della Grecia dall’euro.

Contemporaneamente all’uscita della Grecia dalla moneta unica, la Banca Centrale Europea (come già ha fatto la Fed americana) sarà pronta sostenere l’euro aiutando in modo illimitato e a tempo indeterminato i paesi in difficoltà ma con un chiaro ammonimento: chi bara o non fa il possibile per risanare i conti esce. Punto.

Certo, i titoli greci si trovano principalmente nelle banche tedesche e francesi, e questo può spiegare in parte la riluttanza della Merkel a buttar fuori la Grecia. Ma, d’altra parte, se le cose andranno come auspico, qualche banca tedesca o francese si troverà in difficoltà, ma la contropartita sarà la fine della grande paura. Per qualche giorno, o qualche settimana i mercati finanziari scenderanno, ma sarà l’ultimo ribasso. Inoltre il popolo greco non sarà costretto a nuovi sacrifici per manovre che lo stanno rendendo sempre più povero, e presto riuscirà a rifarsi fuori dall’euro, utilizzando un potete strumento finanziario come il cambio dracma contro l’euro e il dollaro.

La seconda questione su cui non sono d’accordo è lo spread. Non è concepibile che sul debito pubblico l’Italia paghi 97 miliardi di interessi, mentre la  Germania ne paga solo 17. In passato l’Italia si poteva difendere svalutando. Oggi si trova prigioniera in una morsa che potrebbe soffocarla se non ci sarà una forte reazione, tanto di noi investitori e risparmiatori, quanto del governo. Un’idea, potrebbe essere quella di non comprare più troppi prodotti tedeschi per far sentire alla cara signora Merkel un po’ di crisi…

Lo confesso: io ho iniziato.

DULCIS IN FONDO

Il fondo di oggi è molto speciale, e non mi meraviglierebbe se ottenesse rendimenti dell’1% al mese – o più – nei prossimi anni. Si chiama Atomo Global Flexible e la strategia che mi ha convinto è la seguente: il controllo del rischio viene fatto nel modo più efficiente possibile, ovvero con opzioni sugli indici dei maggiori mercati al mondo; può spaziare in qualsiasi classe di investimento, azionaria o obbligazionaria;  Infine la società per la gestione di questo fondo, dal maggio del 2012, si avvale della consulenza di un esperto, che fino a qualche tempo fa gestiva capitali di proprietà di banche. E, come sappiamo, le banche fanno gestire i propri patrimoni solo a fuoriclasse.

 
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Pubblicato da su settembre 23, 2012 in Attualità

 

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